Notizie Radicali
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  martedì 29 agosto 2006
 Direttore: Gualtiero Vecellio
I preti in cattedra (21)

di Luigi Rodelli

Il Risorgimento italiano si fece nello spirito del secondo libro contro lo spirito del primo. Ma papi, cardinali, vescovi e gesuiti non hanno mai rinunciato al proposito di riacquistare in Italia privilegi e immunità.

 

Nel primo testo del Concordato presentato dalla S.Sede al governo italiano il 24 novembre 1926 comparivano alcuni articoli che lo stesso Mussolini, pur essendo irrisore e dispregiatore costante dei principi liberali, si rifiutò di accettare, mentre ingoiò molti altri rospi “in nome della Santissima Trinità” – come è scritto nel frontespizio del Trattato del Laterano e in quello del Concordato. Da quegli articoli, espunti dal testo definitivo, si possono ricavare le linee complete della politica scolastica che il Vaticano tentò di far accettare allora dal governo italiano: potrebbe vederle accettate in tempi “migliori” rispetto a quelli del fascismo, già abbastanza buoni per la chiesa. Ecco gli articoli:

 

I programmi e i libri di testo delle scuole di Stato saranno riveduti da una commissione mista di funzionari dello Stato e di rappresentanti della autorità ecclesiastica per verificare che non contengano alcunché contro la religione e i buoni costumi. I libri di testo dell’insegnamento religioso nelle scuole dello Stato o pareggiate saranno stabiliti dalla Sacra Congregazione del Concilio (art. 33).

L’autorità ecclesiastica ha il diritto di fondare anche scuole di studi superiori, come scuole normali, università e simili, con regolamenti analoghi all’Università Cattolica di Milano riconosciuta dallo Stato. Tali scuole, se adotteranno i programmi dello Stato, saranno pareggiate alle scuole dello Stato di pari grado (art. 35).

In tutte le domeniche e le altre feste di precetto, in ora da convenirsi tra le autorità scolastiche e le ecclesiastiche, gli alunni delle scuole primarie e secondarie saranno accompagnati dai rispettivi insegnanti in Chiesa e vi assisteranno alla Santa Messa, durante la quale un sacerdote spiegherà il Vangelo corrente. Dove sarà possibile, si sceglierà una chiesa, o almeno un’ora diversa, per le scuole maschili e le femminili. Durante la messa gli alunni potranno accostarsi ai Sacramenti della penitenza e dell’eucarestia. Durante la quaresima, le autorità ecclesiastiche provvederanno a che gli alunni, i quali non hanno fatto la prima comunione, abbiano nella scuola l’insegnamento necessario per prepararvisi. Infine tutti gli anni, nel mercoledì, giovedì, venerdì e sabato santo, gli alunni di tutte le classi saranno condotti in chiesa dagli insegnanti, per assistere, per lo spazio di almeno un’ora, agli esercizi spirituali in preparazione alla comunione pasquale (articolo 40).

 

Un tempo i concordati erano un argine con cui i re cattolici ed assoluti si difendevano dalle pretese degli ecclesiastici. I Concordati stipulati dalla chiesa nel secolo XX mirano invece ad assicurare al clero determinati privilegi. S’intende che, se lo Stato in un periodo successivo vorrà concedere più del convenuto e l’altra parte non ne sarà infastidita, giuridicamente non vi sarà nulla da eccepire, sempre che i cittadini di quello Stato ne siano felici e contenti. Vuol dire che quando la chiesa stimerà opportuno stipulare un nuovo Concordato, a sé più vantaggioso, lo stipulerà, come ha fatto in Spagna sotto il regime franchista. Nel frattempo cercherà di consolidare le concessioni extra-concordatarie che essa riesce ad ottenere o che le vengono graziosamente offerte dall’altra parte. L’identificazione completa di Stato e chiesa, la restaurazione dello Stato pontificio, pare non rientri ancora nei desideri della S.Sede: quando si trattò di delimitare i confini dello Stato della Città del Vaticano, preferì infatti non includervi scali e mezzi propri di comunicazione per non trovarsi a dover comporre, putacaso, uno sciopero dei tramvieri. La S.Sede intende servirsi dello Stato italiano come di un suo ausiliario nel campo dei trasporti, dell’economia e del lavoro, riservandosi di averne direttamente o indirettamente la direzione politica, finanziaria e morale, in modo da poter esercitare il potere teocratico col minor danno e coi maggiori vantaggi.    

 

I governi democristiani hanno già dato un’interpretazione estensiva del Concordato, proprio là dove i principi fondamentali della Costituzione non lo permettono: hanno reso cioè tassativo,  trasformandone la dizione nei programmi  per le scuole elementari, quel “fondamento e coronamento” dell’istruzione cui la dottrina interpretativa ha sempre concordemente attribuito un significato ottativo e non prescrittivo. Non hanno invece provveduto ad abrogare, né rinunciato ad applicare, l’articolo che fa divieto allo Stato di assumere e di mantenere nell’insegnamento e nei pubblici uffici gli ex preti, nonostante che quell’articolo del Concordato (art.5) sia incompatibile col principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge “senza distinzione di religione”, principio sancito nell’art.3 della Costituzione della Repubblica.

 

I termini stessi del Concordato del 1929 sono ampiamente sopravvannanzati – e non nel solo campo della scuola – dalle concessioni che i governi democristiani tacitamente o esplicitamente continuano a fare alle gerarchie ecclesiastiche, al punto che possono dirsi ormai tendenzialmente acquisite nella prassi amministrativa molte di quelle medesime norme che perfino Mussolini aveva rifiutato.

 

Basterà citare qualche documento, fra i molti che sono stati pubblicati o che si potrebbero raccogliere, per tratteggiare le linee di una situazione che si va facendo sempre più generale. Il clero vescovile preme soprattutto sui provveditori agli studi, i quali, essendo funzionari dello Stato, dovrebbero rendere conto del loro operato soltanto al ministero della Pubblica Istruzione. Senonché anche i vescovi salgono le scale del ministero della Pubblica Istruzione o vi fanno giungere l’espressione dei loro desideri perché sanno che vi vengono ascoltati con successo. In un ordinamento scolastico come il nostro, che difetta di organi di autogoverno e di democrazia interna, per mezzo dei quali il corpo insegnante possa autorevolmente difendere l’autonomia della scuola dalle interferenze politiche del governo in carica, avviene che le disposizioni – anche arbitrarie – che i provveditori inviano alle “dipendenti” scuole diventano legge per gli insegnanti, e le pressioni – anche illecite – le lusinghe e le minacce che i provveditori usano con i presidi sortiscono l’effetto di renderli proni e conformisti, con quale vantaggio per la dignità della scuola, ognuno può capire.

 

Oltre al precetto pasquale, ai relativi corsi preparatori e alle messe in ore di scuola, vi sono le prediche e le messe per le varie “Missioni”, devozioni e celebrazioni di questo o quel santo. I provveditori autorizzano, decurtano l’orario scolastico, organizzano manifestazioni in luogo delle lezioni o sostituiscono e “recuperano” le ore, dispongono che alle cerimonie e riunioni comandate si debba intervenire “liberamente”. E le vogliono “compatte” (16).

 

A Milano in occasione di una “Missione” indetta da mons. Montini, preti e frati si sono riversati a frotte nelle scuole elementari nel periodo dal 5 al 9 novembre. Una circolare del provveditore agli studi ne dava loro il permesso e annunciava la distribuzione agli alunni di quell’ “artistico Diario” su cui avrebbero imparato a discriminare i loro compagni, disegnando in una apposita pagina due pupazzetti (due bambini) e colorandone uno con “i colori più belli”, perché ha “la Grazia”, mentre l’altro, che non l’ha, “ipoteticamente si rifiuta di lasciarsi colorare dal suo autore e resta in ombra (17). Chi tutelerà dal disprezzo dei loro compagni i bambini ebrei o protestanti o quelli educati dai loro genitori a non sentirsi vincolati ad alcuna chiesa e a nutrirsi di liberi sentimenti? Quel seme inoculato nella infanzia, darà più tardi i suoi frutti di cenere e tosco, disporrà gli uni e gli altri alla reciproca intolleranza, al pregiudizio e all’odio di parte. La conclamata innocenza dei bambini è qui insidiata e tradita da coloro stessi che chiedono di avvicinarli in nome della purezza e dell’amore. La legge civile, quando sia ispirata a principi laici, garantisce la pace religiosa assai meglio di quella “legge di Dio” in nome della quale i sacerdoti commettono simili delitti di lesa umanità. Non sapeva il provveditore agli studi di Milano che la Costituzione della Repubblica italiana (art.3) sancisce che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge “senza distinzione di religione”? Perché ha permesso che gli alunni delle scuole elementari prendessero in mano la matita colorata per discriminare l’una dall’altra due figure di bambini?

 

Ai ragazzi delle scuole medie il provveditore agli studi di Milano ha sottratto un’ora di lezione ogni giorno nel periodo della “Missione” (18).

 

A Bergamo si è fatta vacanza il 7 marzo 1957 perché il 7 marzo ricorre la festa di S.Tomaso D’Aquino “patrono della gioventù studiosa”. A Trento e a Genova e altrove i provveditori agli studi hanno disposto che in quel giorno alunni e insegnanti andassero a messa prima di cominciare le lezioni. A Perugia il provveditore agli studi autorizza (novembre 1957) i missionari della “Pro Civitate Christiana” ad entrare nelle varie scuole della città per parlare agli alunni per due giorni di seguito durante le ore di lezione. Non c’’è ormai provincia di questa Italia, culla del cattolicesimo, che non sia oggetto di qualche “missione” e dove il provveditore agli studi, che è un funzionario dello Stato, non si faccia battistrada o caudatario dei “missionari”.

 

Il Provveditorato agli Studi di Lucca, pregato dal Comitato per l’Anno Mariano della Parrocchia di S. Paolino, ha concesso il permesso agli alunni delle scuole elementari di frequentare le conferenze che i P.P. Missionari terranno appositamente per loro al mattino dalle ore 10,30 alle 11,30 e nel pomeriggio dalle 15,30 alle 16,30. I sigg. maestri delle scuole Lambruschini e Pascoli interromperanno le lezioni in tempo utile ed accompagneranno le rispettive scolaresche fino alla chiesa.

 

I maestri non sono obbligati a entrare in chiesa, ma ad accompagnare le scolaresche “fino alla chiesa”. Però – osserva Salvemini – se entreranno faranno opera prudente; e se non entreranno, ci sarà qualcuno che ne prenderà nota, e se ne ricorderà. “Quello che più ripugna in ordinanze di questo genere è la vigliaccheria e ipocrisia” (19). Le scolaresche saranno, in ogni caso, consegnate in blocco nelle mani del clero.

 

Altri elementi significativi si ricavano da un comunicato del preside dell’istituto tecnico di Brindisi del 1 aprile 1953:

 

Questa mattina – il 1 aprile – presso l’Istituto tecnico commerciale e per geometri “G.Marconi” di Brindisi, presenti il preside prof. Lovero e tutto il corpo insegnante, si è svolta la cerimonia per il precetto pasquale a tutti gli alunni. L’arcivescovo Mpns. Defilippis ha rivolto a tutti paterne parole di fede.

 

In questo caso anche se tutti gli alunni avessero consentito a soddisfare il precetto pasquale, il fatto stesso che la scuola sia stata trasformata in luogo di culto, per ordine del preside e con la collaborazione di tutto il corpo insegnante, costituisce una indebita pressione morale. L’anno innanzi, nel medesimo istituto tecnico, la cerimonia del precetto pasquale “fu preceduta da una piuttosto lunga e ben organizzata preparazione, durante la quale si alternarono al microfono della Presidenza dell’Istituto e laici e sacerdoti a parlare dei sacramenti della penitenza e della eucaristia, interrompendo nelle aule, il normale corso delle lezioni e obbligando, così, ad ascoltare, senza neppure possibilità di commento, gli alunni che avessero chiesto l’esonero dalle lezioni di religione e i professori non cattolici; poi le aule vennero trasformate in confessionali, l’Aula Magna in cappella, e il mercoledì santo ci fu la comunione generale” (20).

    

16) Vediamo un esempio di circolare provveditoriale:

Provveditorato agli Studi – Alessandria.

n.99 – Gab. Alessandria, 16 febbraio 1957

Ai Capi degli Istituti e delle Scuole dell’Istruzione Secondaria statali e non statali

E p.c. A S.E. Mons. Vescovo della Diocesi di Alessandria

Al Direttore Convitto “Don Bosco” Alessandria

 

L’opera Salesiana “San Giovanni Bosco” ha indetto, per i giorni 7,8,9 marzo p.v. solenni onoranze in occasione del Centenario della morte di S.Domenico Savio, con celebrazione della S.Messa ed apposito discorso commemorativo in Cattedrale.

In relazione a quanto sopra, le SS.LL. vorranno disporre che le dipendenti scolaresche vi intervengano liberamente, ma opportunamente accompagnate, per partecipare alle dette onoranze, che hanno anche un significato educativo e, pertanto, tale manifestazione terrà luogo alla lezione di Religione e in sostituzione della stessa a recupero dell’ora così impiegata.

Quanto sopra si svolgerà secondo il seguente diario e modalità:

Giovedì 7, ore 9,30: Omaggio al piccolo Santo delle Scuole Medie “C.Cavour” e “A.Vochieri”, con S.Messa e discorso commemorativo tenuto dal Sac. Dott. Enrico Bonifacio; venerdì 8, ore 9,30: Omaggio dell’Istituto tecnico “L.da Vinci”, Scuola Industriale di via Plana, Scuola “G.Migliara”, con S.Messa e discorso commemorativo del Sac. Dott. Enrico Bonifacio; sabato 9, ore 9: Omaggio del Liceo Classico “G.Plana”, Liceo Scientifico “G.Galilei”, Istituto Magistrale “D.R. Saluzzo”.

Confido che, anche in quest’occasione, la Scuola sarà presente e compatta nel rendere devoto omaggio alla Santità del giovanetto, modello da additare alla gioventù studiosa.

Il Provveditore agli Studi.

17) La missione dei ragazzi, cit., p. 12.

18) Repubblica Italiana, Provveditorato agli Studi di Milano

Prot. n. 55923/504 Milano 25 ottobre 1957

Ai Presidi e ai Direttori delle scuole medie, delle scuole tecniche e di avviamento professionale statali e non statali di Milano. Oggetto: orario delle lezioni nel periodo dal 5 al 9 novembre.

La cittadinanza milanese è stata invitata a partecipare alla Missione che, per iniziativa di S.E. l’Arcivescovo mons. Montini sarà celebrata nel prossimo mese di novembre.

Data l’importanza che la manifestazione assume e tenuto conto delle richieste qui da più parti avanzate, si consente che nei giorni dal 5 al 9 novembre le lezioni, così per turno antimeridiano come per quello eventuale pomeridiano abbiano inizio alla seconda ora del normale orario scolastico, di modo che i genitori che lo desiderano, possano invitare i figlioli a recarsi nella chiesa vicina alla scuola ove, nei giorni e nell’orario suddetto, avrà luogo la predicazione.

I presidi e i direttori sono pregati di portare quanto sopra a conoscenza delle scolaresche e, per il loro tramite, delle famiglie.

Il Provveditore agli Studi.

19) G.Salvemini, Clericali e laici, Firenze, 1957, p. 158-9.

20) Il Ponte, 1953, n.4. p. 570.            

21) Segue

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